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Pecorelle di dolcezza...

Una fattoria a conduzione famigliare di Puidoux si è lanciata nell’ideazione di gelati e yogurt a base di latte di pecora, con un approccio aziendale di carattere regionale e particolarmente oculato.

A due passi dal lago di Bret, la fattoria di Praz-Romond «La Brebisane», di proprietà della famiglia Chevalley, è attiva da oltre cinque generazioni. Per la vendita dei suoi prodotti, è stato istituito un servizio self-service. «La gente viene quando vuole e paga con Twint o lascia il denaro in una busta con annotati gli acquisti effettuati. È tutto fondato sulla fiducia», spiega Sylvain Chevalley, che lavora nell’azienda gestita dal fratello Jean-Bernard e sua moglie Veronika.

Ma ad attirare l’attenzione dei clienti è soprattutto l’offerta originalissima. Oltre a uova e formaggio, i Chevalley hanno sviluppato un’intera linea di yogurt e gelati a base di latte di pecora. «Gli yogurt sono al 100% di nostra produzione. Il latte di pecora è più nutriente: contiene più sostanze grasse e proteine rispetto al latte vaccino, ma di norma è meglio tollerato dall’organismo.» 

Anche i gelati di latte di pecora, prodotti in collaborazione con L’Artisan Glacier di La Conversion, sono realizzati con lo stesso principio volto a mantenere il prodotto quanto più locale possibile. «Utilizziamo frutta della regione valdese e vallesiana. Facciamo anche il gelato alla «raisinée» con il vino cotto della nostra fattoria. In autunno speriamo di poter lanciare il gelato alla nocciola valdese. È una continua sfida alla ricerca di prodotti locali.»


LA BREBISANE_07

Ma non è sempre facile confrontarsi con determinate abitudini dei consumatori, che possono rivelarsi davvero sorprendenti. «Lavoriamo esclusivamente con pura passata di frutta, senza aggiunta di aromi o coloranti: a volte questa scelta confonde il cliente, abituato forse al gusto chimico della grande distribuzione.» 

Il gregge, un centinaio di pecore che vivono sui terreni della fattoria, non viene sfruttato solo per la produzione dei dessert: con il suo latte, infatti, gli Chevalley producono anche formaggi, tra cui una tipologia che i consumatori svizzeri sono abituati a trovare solitamente come prodotto d’importazione, una specie di feta. Qui tuttavia non può essere chiamato tale, trattandosi di un prodotto DOP (denominazione d’origine protetta). «È giusto, neanche a noi piace sentir parlare di ‘gruviera’ altrove», commenta maliziosamente Sylvain Chevalley. L’hanno chiamato la «Scacchiera del Forestay», il torrente che attraversa Puidoux. Tutti i formaggi portano nomi della regione: il «Fresco di Bret» o la «Toma del Pèlerin», dall’omonimo monte.

Tale radicamento nella regione si traduce anche in un grande amore per la terra. La famiglia fa il possibile per restare autonoma nella propria gestione e per nutrire gli animali con il foraggio di produzione propria, sempre scegliendo un approccio agricolo ragionato. «Per noi è importante lavorare non solo nel rispetto degli animali, ma anche delle nostre colture. Portiamo peraltro il marchio IP-Suisse e cerchiamo sempre di preservare la biodiversità. Ci prendiamo cura della nostra terra anche per i nostri figli.»

Una condivisione che coinvolge anche il pubblico, dal momento che gli Chevalley aprono regolarmente le porte della loro fattoria del 1900, certificata Vaud Oenotourisme. «Seguiamo una filosofia di massima valorizzazione dei vecchi edifici, anziché costruire nuove strutture adiacenti.» Visitare una fattoria è sempre un’esperienza interessante, se poi il tutto è accompagnato da un ottimo gelato... 

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